Questo è l’invito che molte persone fanno ai loro concittadini. Nelle Dolomiti, dall’inizio del Secolo, è in atto una sfida commerciale tra i piccoli negozi che se non risolta, potrebbe portare alla scomparsa delle popolazioni che oggi popolano le località periferiche, anche dei comuni che oggi sono chiamati “importanti”, ma che si stanno vuotando mese per mese perché vengono a mancare i servizi e la popolazione- specialmente quella più giovane e desiderosa di compagnia e riunirsi in gruppi. Una desertificazione facilitata dalla chiusura dei negozi a causa degli acquisti fatti sul commercio on-line anche per tanti oggetti che sono reperibili anche nei negozi dei paesi Si pone dunque più che il “problema” la necessità di riconquistare i clienti e dove ci sono, anche di parlare ai turisti che frequentano i piccoli villaggi di montagna e del fondovalle. Nelle valli dolomitiche, dove l’inverno porta sciatori e l’estate richiama escursionisti da tutta Europa, i piccoli negozi stanno vivendo una stagione complessa. La concorrenza dei grandi centri commerciali di fondovalle, l’e‑commerce e il calo demografico dei paesi di montagna hanno ridotto il bacino di clienti abituali. Eppure, proprio il turismo potrebbe diventare la leva per una rinascita. Molti commercianti lo sanno: non basta più “aspettare che qualcuno entri”. Serve una strategia e serve ora. La prima mossa è valorizzare ciò che rende unici questi esercizi: autenticità, qualità artigianale, legame con il territorio. I turisti cercano esperienze, non solo prodotti. Un negozio che racconta la storia di una valle, di un materiale, di una tradizione, ha un vantaggio competitivo che nessun marketplace può replicare. Un esempio? Le botteghe che propongono degustazioni di formaggi locali, dimostrazioni di intaglio del legno o piccole presentazioni sulla storia dei tessuti ladini. Non si tratta di trasformarsi in musei, ma di offrire un motivo in più per entrare, restare, acquistare.
La seconda leva è la collaborazione. In molte località alpine europee, i negozianti hanno creato reti con rifugi, hotel e guide turistiche. Pacchetti con sconti incrociati, mappe tematiche dei negozi, eventi diffusi nei centri storici: strumenti semplici che aumentano la visibilità e spingono i visitatori a esplorare i paesi, non solo le piste. Anche la digitalizzazione può fare la differenza. Non serve un e‑commerce complesso: spesso bastano un sito aggiornato, una pagina social curata e la possibilità di prenotare prodotti da ritirare in negozio. I turisti cercano informazioni prima di partire; farsi trovare online significa entrare nella loro lista di tappe ancora prima che arrivino. Infine, c’è il tema dell’orario. Molti visitatori rientrano dalle escursioni nel tardo pomeriggio, quando spesso le serrande sono già abbassate. Una maggiore flessibilità, magari condivisa tra più negozi per evitare costi eccessivi, potrebbe intercettare una fascia di clientela oggi sconosciuta.
La montagna sta cambiando, e con essa il modo di viverla. I piccoli negozi delle Dolomiti hanno ancora molto da dire, ma devono farlo con coraggio, creatività e spirito di comunità. Perché il turismo non è solo un flusso da gestire: è un’opportunità da trasformare in futuro.
Una buona connessione internet è ormai indispensabile per quasi tutto.
In montagna non si vive da soli: ci si sostiene a vicenda. Chi ci ha preceduto lo sapeva bene
VITTORE DORO


